GROTTAGLIE : DAGLI EBREI AI CULTI PETRINI
Non è attestata una vera e propria tradizione petrina, ma la peculiarità di alcuni culti qui sviluppatisi, legati al Principe degli Apostoli, rendono questi luoghi meritevoli di attenzione. La località di Masseria Misicuro nel territorio di Grottaglie, l’antica
Mesochorus, ci ricorda come la città delle “tante grotte” si trovasse lungo la Via Appia, nel tratto tra
Tarentum (Taranto) e
Hyria (Oria), divenendo così nei secoli crocevia di tradizioni antiche.
Nelle grotte della
Gravina del Fullonese si sarebbero insediati, già nell’alto medioevo (X secolo), gli ebrei esuli di Oria, fuggiti dalle scorrerie saracene. Essi avrebbero qui gestito le attività di conceria e tintoria, tanto da dare il nome a tale spalto della gravina grottagliese;
fullo-onis, in latino, indica infatti il lavandaio. Proprio l’antica presenza ebraica nella gravina fa si che una delle più importanti
cripte rupestri qui ubicate prenda il nome di
San Pietro dei Giudei (
o dei Santi Pietro e Paolo). Localizzata lungo il fianco nord-est della gravina del Fullonese, si presenta come una chiesa rupestre risalente per lo meno al X secolo (o addirittura al VI-VII), poi ulteriormente scavata ed ampliata con strutture murarie nel XVI secolo per volere dell’Arc. Lelio Brancaccio. Il complesso rupestre, chiesa con annesso
hospitium, costituito da più ambienti, si segnala soprattutto per un Calvario completamente scavato nel banco calcarenitico; sotto il Calvario si trova il Presbiterio con l’altare ormai distrutto a causa dei vandalici tentativi di ritrovare un fantomatico tesoro, la cosiddetta
acchiatura.
L’antica presenza ebraica nel territorio potrebbe essere all’origine della cosiddetta
Festa delle Trombe del 29 Giugno, giorno della festa dei Santi Pietro e Paolo, che si svolge nel centro storico grottagliese. Si tratta di una cerimonia in cui si fondono antiche ritualità agrarie pagane legate al Solstizio d’Estate (come al Nord per la Barca di San Pietro), tradizioni ebraiche, religiosità popolare e l’arte ceramica grottagliese. Percorrendo la Salita
Lu Pinnino, in Via Santi Pietro e Paolo, uno degli storici quartieri del centro di Grottaglie, si trova infatti la
Cappella SS. Petri et Pauli. All’esterno della chiesetta, una tromba in terracotta appesa alla facciata ci ricorda subito la suggestiva festa che qui viene celebrata. La festa comincia proprio con la traslazione di un’antica immagine degli Apostoli dalla
Colleggiata (Chiesa Madre) alla Cappella loro dedicata sulla Salita del Pennino. Il tutto avviene al suono di trombe in terracotta, che producono un suono stridulo, che ha compiti apotropaici e liberatori da ogni influsso negativo e cattivi presagi. La rottura della tromba (una sorta di megafono), la sua frantumazione, costituisce l’atto conclusivo di tale rito liberatorio e propiziatorio. La Festa, celebrata almeno sin dal XVI secolo (è documentata almeno dal 1577), si è interrotta negli anni ’60 del secolo scorso, condannando all’abbandono la Cappella, trasformata in deposito. Dagli inizi del XXI secolo, il recupero della Cappella ha riportato anche quello della Festa. All’interno, sulla controfacciata, si trova uno stemma poco leggibile (a causa delle sovrapitturazioni in giallo che hanno pesantemente intaccato l’aspetto originario della cappella), con sotto una epigrafe in latino che riporta la dedica ai due Apostoli e l’anno 1656. L’aula, sormontata da una cupola, mostra sulla parete di fondo resti di affreschi, tra cui un’edicola dipinta con all’interno San Pietro e San Paolo, mentre sotto si possono ammirare i resti di un probabile
Hecce Homo; l’interno dell’aula è arredata con numerose trombe in terracotta di varia foggia, che produciono un suono stridulo. Il rito del suonarle, per poi frantumarle e portarne a casa un frammento portafortuna, è un rito apotropaico per allontanare debiti e malattie. L’origine della festa sembra legarsi alle tradizioni ebraiche, dato che nel Libro del Levitico, tra le feste da celebrare, viene indicata lo
Yom Teru'ah (Festa delle Trombe). Nel mese di settembre, dopo i mesi estivi di siccità e di maturazione dei raccolti, lo
shofar (corno d’ariete) squillava 100 volte, per radunare i fedeli e convocarli al Tempio. Al suono della tromba tutti dovevano recarsi alla festa e abbandonare i lavori del raccolto, in quello che costituiva una sorta di Capodanno ebraico.
Altra Chiesa rupestre petrina di grandi dimensioni (ben cinque ambienti) si trova in Contrada Lo Noce, all’interno della
Masseria Lo Noce; la
cripta di San Pietro era una chiesa rupestre poi trasformata in stalla in epoca tardo-medievale (XIV-XV secolo), con le pareti però che mostrano ancora parte degli originari affreschi.