Manduria

MANDURIA: IL NAUFRAGIO E LE LACRIME DI PIETRO   


Siamo a San Pietro in Bevagna, nella Marina di Manduria, nei pressi del Santuario dedicato al Principe degli Apostoli, caratteristicamente addossato ad una Torre di avvistamento cinquecentesca.
A  quanto sembra, quersti lidi, in epoca romana, costituivano una tappa intermedia nella rotta che portava dal Capo di Leuca al porto di Taranto, utile per approvigionarsi di acqua presso il fiume Chidro e di sale presso le vicine saline. E a causa di una tempesta, durante una di queste rotte, sarebbe qui giunto il Principe degli Apostoli.  Secondo la tradizione, Pietro giunse infatti  su questi lidi a causa di un naufragio, dopo il quale cominciò l’opera di cristianizzazione degli abitanti del luogo, celebrando messa e battezzando nelle acque del fiume Chidro. Il fiume, secondo la leggenda, sarebbe nato dalle lacrime versate dal Principe degli Apostoli, pentitosi amaramente per aver rinnegato Cristo. Tra gli abitanti del luogo che furono battezzati da Pietro, la tradizione ci narra di due personaggi particolarmente illustri: il “re” Fellone, di un vicino villaggio chiamato Felline, che fu guarito dalla lebbra grazie alle acque del Chidro, e colui che Pietro avrebbe nominato  il primo Vescovo di Oria. Ancora oggi, infatti, Manduria appartiente alla Diocesi di Oria.
Secondo alcuni Pietro avrebbe qui trovato una luogo di culto pagano, che egli avrebbe cristianizzato, tanto che fino agli inizi del ‘Novecento si parla di un’iscrizione dedicatoria ai Mani (divinità romane legate ai defunti) incastonata nella cripta del santuario. Fatto sta che sarebbe qui sorto, in ricordo del suo passaggio, una chiesa a lui dedicata, meta di pellegrinaggio, che avrebbe custodito al suo interno la pietra d’altare ed il fonte battesimale utilizzati dal Principe degli Apostoli, visibili all’interno della cripta, secondo la tradizione ciò che resta del luogo di culto fondato dallo stesso Pietro.
Gli scavi archeologici hanno evidenziato sepolture e monete bizantine del IX-X secolo, epoca a cui, forse, appartiene in realtà la parte più antica del Santuario. Fatto sta che essa fu inglobata, nel XVI secolo, in una torre di avvistamento a pianta stellata, a puntoni lanceolati, nella cui zoccolatura si conservano le parti più antiche del luogo di culto, che ha avuto varie fasi. Un’abside laterale con l’affresco  di Pietro tra il discepolo Marco e il fratello Andrea, firmato da Franciscus Lupo, sovrastato da uno stemma ed un’iscrizione con il nome di Giovanni, primo Arcivescovo di Oria vissuto intorno all’anno Mille; la cripta alle spalle del moderno altare, che custodisce il fonte battesimale e la pietra d’altare già citati, un dipinto dell’Apostolo degli inizi del Novecento (il dipinto originario fu rubato) oltre ad una nicchia con i simboli petrini in argento, quali la barca del pescatore, la croce papale, la mitria e le chiavi.
Il grande flusso di pellegrini ha portato, verso gli inizi del Novecento, all’edificazione di un nuovo Santuario in stile neogotico, la cui navata è stata addossata alla Torre, come si nota dal suo prospetto aggettante. All’interno, sulla controfacciata, l’epigrafe con data di edificazione (1902,  A.D. MCMII); in essa si conserva la caratteristica statuta di San Pietro Penitente, con il Principe degli Apostoli raffigurato in ginocchio, con una rete da pesca, che ci ricorda la devozione locale per il Rito delle Perdonanze, in cui si chiede l’intercessione del Santo per l’indulgenza dei peccati e per la pioggia nei periodi di siccità  .