MANFREDIONIA : SIPONTO E L’INCONTRO CON GIUSTINO
Siamo a Siponto, l’antica Sipontum che fu colonia romana e tra i più importanti porti sull’Adriatico dell’Apulia , oltre che sede di una delle più antiche ed importanti Diocesi pugliesi. Ma sarà proprio il decadimento del porto a causa dell’impaludamento territoriale e di alcuni violenti terremoti, a sancirne l’abbandono e la rinascita nel XIII secolo, quando re Manfredi, figlio del grande Federico II di Svevia, fondò una nuova città che accolse gli abitanti dell’antica Siponto, che da lui si sarebbe chiamata Manfredonia.
Segni della grande importanza raggiunta dalla Siponto romana e paleocristiana si hanno nel Parco Archeologico di Siponto, dove resti della città di età augustea si intersecano con tracce del primo cristianesimo e del suo sviluppo medievale. La tradizione narra che San Pietro, nel 44 d.C., dopo essere approdato a Taranto proveniente da Antiochia, ed esser passato da Andria, sia transitato da questi luoghi; qui avrebbe incontrato Giustino, un magistrato civile di Siponto, che rinunciò alla sua carica e si convertì al cristianesimo dopo l’incontro con Pietro. Il Principe degli Apostoli lo avrebbe battezzato e consacrato primo Vescovo di Siponto. Giustino avrebbe quindi fatto erigere la prima cattedrale sipontina, che poi sarebbe divenuta il Santuario di Santa Maria Maggiore.
Il protovesvovo Giustino si perde nella leggenda; la Storia però dice che sicuramente Siponto era una Diocesi dalla notevole importanza già nel V secolo, tanto che che il vescovo Felice fu tra i quattro vescovi di Apulia (unitamente a quelli di Salpi, Bari e Canosa) a partecipare al sinodo di Papa Ilario dell’anno 465. Proprio al Vescovo Felice si attribuisce, infatti, una delle fasi di costruzione della basilica paleocristiana sipontina.
Il Parco Archeologico di Siponto offre un palinsesto completo a supporto di tale narrazione; resti di un edificio di età augustea (I sec.) si affiancano agli imponenti resti di una basilica paleocristiana (IV-V sec.) addossati alla Chiesa romanica di Santa Maria Maggiore (XI-XII sec.). Le strutture di età augustea sono probabilmente pertinenti ad un edificio pubblico, in cui è possibile riconoscere la tipica tecnica costruttiva dell’opus reticulatum oltre ai frammenti di un mosaico.
La Basilica paleocristiana ha avuto a sua volta diverse fasi; la prima risalente al IV-V secolo, è quella probabilmente esistente all’epoca del Vescovo Felice. Presenta una pianta longitudinale a tre navate con abside centrale semicircolare; le navate sono scandite da colonne e sono decorate da mosaici, corrispondenti allo strato inferiore della pavimentazione musiva. Nel V-VI secolo, infatti, la basilica fu decorata con una nuova pavimentazione musiva policroma, che si sovrappose a quella precedente. I mosaici in parte sono in situ, in parte sono stati asportati e montati lungo le pareti dell’adiacente Basilica Medievale di Santa Maria Maggiore. La Basilica paleocristiana ha poi avuto un’ulteriore ristrutturazione altomedievale, mentre prima dell’edificazione dell’adiacente Basilica medievale, la zona esterna all’abside ha ospitato una necropoli con tombe a fossa e a sarcofago, alcuni dei quali monumentali e dotati di una copertura a spiovente ornata da acroteri; alcuni sarcofagi litici sono ancora visibili nel sito.
L’ultima fase principale del sito è l’edificazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, uno dei monumenti cardine del romanico pugliese; la costruzione, risalente all’XI-XII secolo per volere del Vescovo Leone, è stata oggetto di numerosi rifacimenti specialmente tra il ‘500 e il ‘700. La basilica medievale, dalla caratteristica volumetria cubica sormontata da cupola, fu in parte costruita reimpiegando materiali (capitelli, colonne) dell’antica basilica paleocristina di Siponto. La sua già citata particolare volumetria ha fatto persino ipotizzare che essa possa essersi sviluppata a partire da un Battistero pertinente al complesso paleocristiano adiacente. Essa si sviluppa su due livelli, di cui la Cripta costituisce quello inferiore; risistemata nel 1708 , essa si compone di venticinque campate con volte a crociera.
Di notevole pregio è il monumentale portale, risalente al XIII scolo, con un protiro ornato da cornici fogliate e motivi geometrici, fiancheggiato da leoni stilofori. Sopra la facciata principale (Ovest) si innalza il piccolo campanile a vela settecentesco. All’interno si nota come la copertura dell’edificio sia un rifacimento seicentesco commissionato dagli Orsini. L’altare maggiore, ubicato ad Est, è composto da un sarcofago paleocristiano di marmo greco, di fattura bizantina risalente al VI-VII secolo. Lungo il muro di sinistra, sono inoltre esposti diversi frammenti della pavimentazione musiva dell’adiacente basilica paleocristiana.
La basilica paleocristiana è stata inoltre oggetto di un interessante esperimento di fusione tra archeologia ed arte contemporanea, in quanto le sue volumetrie sono state ricostruite tridimensionalmente utilizzando rete metallica elettrosaldata, ad opera del giovane artista lombardo Edoardo Tresoldi, nel progetto “Dove l’arte ricostruisce il tempo”.