OTRANTO: LA LAVANDA DEI PIEDI DEL TEMPIO BIZANTINO
Siamo ad Otranto, l’antica
Hidruntum, l’approdo più orientale di Puglia, che le antiche strade romane collegavano ai più importanti porti dell’Apuli Da qui passava la Via Traiana Calabra, che la metteva in comunicazione con Brindisi, mentre la Via Sallentina conduceva giu verso il Capo Japigio di Leuca e poi su, verso il porto di Taranto. La possente mole del
Castello quattrocentesco ci ricorda il sacrificio dei martiri che furono trucidati dai turchi nel 1480, segno di una fede profonda che qui affonda le sue radici all’alba del Cristianesimo.
La splendida
Cattedrale normanna, il più grande tempio cristiano del Salento, con la sua sua grandezza ci rammenta che qui, in questo luogo connubio perfetto tra il mare e la terra, tra il viaggio in nave ed il cammino, nasce una delle
tradizioni petrine più antiche di Puglia, citata in alcune delle più antiche fonti ecclesiastiche conosciute.
Pietro sarebbe qui giunto durante il suo viaggio verso Roma, approdando in una delle tante insenature che caratterizzano il Capo d’Otranto, battezzando e celebrando il rito cristiano.
La Comunità cristiana di Otranto, secondo la tradizione, sarebbe infatti stata fondata dall’apostolo Pietro, il quale avrebbe qui predicato il Vangelo ed eretto la prima chiesa, come una volta si evinceva da un’antica iscrizione in greco (oggi perduta) all’esterno della splendida
Chiesa bizantina di san Pietro in Otranto. L’iscrizione in greco, che rammentava il passaggio di Pietro dalla città idruntina, sarebbe scomparsa agli inizi del secolo scorso. La splendida Chiesa Basilica di San Pietro in Otranto, da alcune fonti indicata come la primigenia sede della cattedra del Vescovo di Otranto, sorge in uno dei punti più elevati dell’attuale centro storico idruntino, in ricordo del suo passaggio, proprio nei luoghi in cui, secondo la tradizione, l’Apostolo aveva evangelizzato.
Controversa appare la sua datazione, che oscilla da una presunta origine paleocristiana ad una più plausibile età bizantina tra il IX e X secolo, prima che i Normanni conquistassero la città. Essa, infatti, appare come uno dei più bei gioielli d’arte bizantina dell’intera Puglia.
Il santuario ha una pianta a croce greca inscritta in un quadrato, sormontato da una cupola centrale ed arricchito da tre absidi splendidamente affrescate, che tripartiscono lo spazio interno. Numerosi sono gli affreschi all’interno, risalenti a varie epoche, dall’età bizantina (X secolo) a quella tardo rinascimentale e seicentesca. In alcuni degli affreschi è, infatti, evidente il palinsesto, con strati sovrapposti. Pietro è presente proprio tra quelli più antichi, ovvero sia nell’
Ultima Cena che nella
Lavanda dei Piedi; i due affreschi petrini si trovano sotto la volta che immette nella piccola abside di sinistra, a sua volta affrescata con una
Deposizione. Nella scena della Lavanda, Cristo è nell’atto di sollevare la gamba del futuro primo Papa il quale si tocca il capo, con un'iscrizione in caratteri greci che riporta il passo del Vangelo di Giovanni (XII, 8-9
) che ricorda tale episodio
: Pietro gli disse: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». E Simon Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!». Nell’
Ultima Cena, invece, Cristo non è al centro della tavola, come nelle tipiche raffigurazioni dell’episodio, ma è a capo tavola. Pietro è il secondo discepolo dopo Cristo, riconoscibile per i tratti del volto, identici a quelli della scena della Lavanda dei Piedi.
All’interno della basilica si trova anche una statua in pietra policroma di San Pietro, datata 1635, opera di Cesare Penna, famoso scultore barocco leccese. L’Apostolo è raffigurato con i tipici attributi del libro e delle chiavi, mentre un piccolo angelo al suo fianco sembra porgergli la tiara, antico copricapo papale.
L’altare della Chiesa presenta due particolari molto interrtessanti; sopra di esso è presente un piccolo disco solare, ovvero un foro posizionato in modo da essere attraversato dal primo raggio di sole all’alba; si tratta di un elemento dell’arredo medievale della chiesa. Sull’arcata è invece presente una decorazione cufica, ovvero un’iscrizione araba che riporta una invocazione ad Allah. Il cufico è uno stile calligrafico della lingua araba, che prende il nome dalla città mesopotamica di Kufa (Iraq), dove sarebbe avvenuta una delle prime elaborazioni della scrittura araba. La presenza dell’invocazione ad Allah fece si che i turchi risparmiarono la Chiesa all’epoca della presa e massacro di Otranto alla fine del XV secolo.
La
Cala di San Pietro dei Canali, splendida e suggestiva , incastonata tra le rocce, una insenatura poco a Nord di Otranto in direzione Laghi Alimini, ci ricorda come lungo le coste delle antica città idruntina, ancora oggi meta di fortunati turisti e viaggiatori, il Principe degli Apostoli sarebbe giunto quasi duemila anni fa. Le alte scogliere e le numerose insenature fanno da cornice alla suggestiva cala, meraviglioso esempio di natura la cui magnificenza ha reso la terra di Puglia scenario fertile per Storia, tradizioni e leggende.